I santini altamurani non sono i santi protettori della bella cittadina pugliese, ma è un blog (santinialtamurani.blogspot.com) che raccoglie tutti i volti dei candidati al Consiglio comunale di Altamura nelle elezioni 2010. Corredato da un gruppo di fan su Facebook, il blog murgiano colleziona le fotografie e accompagna con descrizioni ironiche, ma bonarie, quei bigliettini che in gergo politichese vengono definiti, appunto, “santini”, dove il faccione del candidato appare insieme al simbolo della lista di cui fa parte e che vengono distribuiti in quantitativi esorbitanti durante tutte le campagne elettorali. “Santini”, perché somigliano proprio a quelle immaginette dei santi che i fedeli raccolgono presso le basiliche e le parrocchie, per custodirli in collezioni al limite del feticismo, infilarli nella custodia del libretto universitario o nel portafogli. Santini, quelli elettorali, fatti su cartoncini di piccole dimensioni perché possano star meglio nella tasca della giacca o della borsetta quando, nella cabina, l’elettore dovrà votare proprio lui o lei, quel nome e quella faccia che si spera potranno non tanto “proteggerlo”, fideisticamente, quanto rappresentarlo, democraticamente. Dopo ogni scadenza elettorale, però, coi santini hanno a che fare soprattutto gli spazzini, che devono togliere dalle strade cumuli di bigliettini volati via dai cruscotti delle auto in sosta e dalle tasche degli elettori distratti, che si vanno ad aggiungere ai brandelli strappati dei manifesti, ai fac-simile delle schede, a ogni residuo di carta e di sprechi, insomma, che ogni elezione si porta dietro.
Fortunatamente negli ultimi tempi molti candidati hanno deciso di limitare o addirittura di abolire del tutto la produzione di materiale cartaceo che oggi stride davvero con la sostenibilità ambientale. Il web 2.0 e le tecnologie di comunicazione digitale offrono possibilità impensate, fino a pochi anni fa, di giungere al cuore e alla scelta di voto del singolo elettore. Il modello di campagna elettorale multimediale in rete, che fu praticato da Obama durante le primarie e le presidenziali in USA, non solo viene esportato in altri paesi, ma viene ormai arricchito di invenzioni sempre nuove. L’attuale campagna per le Regionali in Italia ne è una piena testimonianza. Divengono mezzi fondamentali di espressione politica i social network - con Facebook in testa -, i video online pubblicati su Youtube e raggruppati in canali specializzati, le web-radio e tv, i blog, i forum, l’interazione tra web e telefonia cellulare, le pratiche artistiche telematiche e tutto quello che le attuali frontiere della comunicazione e della produzione informatica di testi rendono possibile nel nome di principi quali la condivisione, la multimedialità, la fruizione collettiva di sapere diffuso.
Non è semplicemente un fatto tecnico, ma soprattutto concettuale, che si basa sull’idea di comunicazione istantanea, attiva, cre-attiva anzi, si potrebbe dire coniando un neologismo nel quale viene coniugata la creatività pubblicitaria con l’attivismo politico. Una lezione che viene da lontano: da almeno dieci anni di esperienza di “media-attivismo”, un genere di intervento politico e informativo dal basso che ha dato vita ai blog, all’interferenza culturale, alla pubblicità non convenzionale, alla comunicazione-guerrilla. Tutte espressioni che non hanno nulla né di violento né di tecnologicamente complicato, soprattutto per quelle generazioni di “nativi digitali” che le praticano con competenza e con ironia.
Grande successo hanno attualmente le “video-lettere”, cioè i brevi discorsi videoregistrati che i candidati fanno girare attraverso i diversi canali web e che hanno come contenuto i singoli punti del programma elettorale oppure un commento su notizie di attualità. Alcuni candidati si cimentano in prove inusitate, come Roberto Formigoni che si esibisce online in un rap fatto di slogan elettorali.
Dopo l’era della comunicazione politica intesa come marketing persuasivo e patinato, è arrivata dunque l’epoca della comunicazione attiva, della detronizzazione dell’avversario utilizzando in senso inverso le sue stesse armi e della moltiplicazione degli interventi diretti di diffusione dei messaggi. Per Nichi Vendola, per esempio, sono state coniate brevi e infantili poesie che fanno riferimento ai contenuti della sua politica e che anche ogni sostenitore può provare a comporre a suo modo e pubblicare online. In quest’ultimo caso, la campagna tende a enfatizzare un ruolo che spesso è stato usato per screditare il Presidente uscente della Puglia, quello di “poeta”, in modo da farne invece un punto di forza. E’ una tecnica che sembra concettualmente presa da alcune arti marziali orientali, e che allo stesso tempo eredita i metodi dell’adbusting che sin dagli anni ’90 realizza la trasformazione dei segni delle pubblicità ufficiali in messaggi di controinformazione.
La comunicazione elettorale continua certo a utilizzare i codici e le strategie della pubblicità, ma tiene conto di come la stessa pubblicità stia oggi reinventando i suoi linguaggi e si sia trasformata, per molti aspetti, vuoi in una pluralità di forme non convenzionali di comunicazione, vuoi in una pratica che ha molto in comune con l’arte contemporanea. Di conseguenza, anche i messaggi politici risentono di questa trasformazione. L’arte pop per esempio, grande alleata delle nuove forme di pubblicità, viene spesso utilizzata dalla politica, come nel caso di Adriana Poli Bortone, il cui volto è stato riprodotto in un manifesto secondo lo stile di Roy Liechtenstein.
Oltre alla produzione di testi e immagini, sono però le “azioni” a fare da protagoniste. Le strade cittadine vengono percorse da biciclette/sandwich elettorali, alternative ai costosi e inquinanti camion che trasportano il cartellone. Grande successo ha il flash-mob, cioè la riunione quasi istantanea in uno spazio pubblico di persone che poi si disperdono immediatamente. Già utilizzata per pubblicizzare oggetti tecnologici, di moda o l’uscita di un film, in politica questa pratica traduce e rinverdisce con un termine esterofilo eventi come i comizi di piazza, i volantinaggi ai mercati, i gazebo, le megafonate di strada, tutte forme antiche di comunicazione politica che trovano però nuovi impulsi attraverso i tam-tam “virali” di Facebook. Stessa nobilitazione in lingua straniera ha la vecchia comunicazione porta a porta, che oggi potrebbe declinarsi nel buzz- marketing, cioè nella comunicazione realizzata attraverso il convincimento diretto di singoli destinatari che si trasformano a loro volta, in forma esponenziale, in comunicatori del messaggio. Case, auto e balconi diventano spazi dove realizzare l’ambient-marketing: la campagna di Emma Bonino, per esempio, propone agli elettori di addobbare con striscioni e materiali di colore giallo, simbolo della candidata, le finestre delle case e i vetri delle auto.
E’ data poi oggi a ciascun individuo la prerogativa di trasformarsi in fotografo e regista di strada di queste azioni, attraverso una macchina fotografica o una videocamera digitale le cui riprese vengono caricate sul web e destinate a un numero potenzialmente infinito di fruitori che ne saranno protagonisti se vi vengono “taggati”, o “autori collettivi” se le condivideranno sulle loro pagine web. Una volta chiusi i seggi e chiusa la fase della comunicazione politica, però, arriva la politica vera, ed è quella che vorremmo vivere da cittadini come protagonisti, con i problemi quotidiani e la vita nella sua dura realtà. E’ qui che i “santini” dell’intero Paese verranno messi alla prova.
E a Bari una merendina ne approfitta
Caso probabilmente insolito nel panorama nazionale, a Bari una celebre merendina fa pubblicità ispirandosi ai manifesti di propaganda elettorale. L’azienda produttrice ha utilizzato come fonti le ultime campagne delle diverse formazioni politiche in corso in Italia e in Puglia, in modo trasversale. Nelle ultime settimane, in un periodo in cui i manifesti elettorali 6x3 sono vietati, sono comparsi invece in questo formato cartelloni che con intelligenza e ironia parafrasano, citano e fanno il verso a partiti e candidati, per propagandare invece un prodotto per golosi. Lo stile, i colori, la disposizione di testo e immagine restano inalterati rispetto al manifesto originale, ma cambia ovviamente il senso del messaggio. Sorridono i giovani fautori dello spoof advertising, ma anche le generazioni che ricordano l’odore di quella merendina ancora calda nei pomeriggi di settembre alla Fiera del Levante.